Posted On Novembre 4, 2016 In Criminologia With 2715 Views

Professione criminologo

di Roberta Di Martino


“Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l’unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere.”
Karl Popper
Il criminologo studia la natura, la dimensione del crimine ed i tipi i criminalità; cerca di comprendere le motivazioni che sono alla base dell’agire delittuoso, di spiegare le cause del reato e del comportamento antisociale e la connessa reazione sociale. La criminologia è una scienza multidisciplinare, pertanto il campo di indagine è molto ampio ed il criminologo deve potersi avvalere di ogni possibile disciplina che interagisce con lo studio del crimine.
Il criminologo può essere chiamato ad operare professionalmente in distinti momenti:
  • nelle indagini preliminari;
  • durante la fase dibattimentale;
  • nella fase di esecuzione della pena;
  • nella ricerca e prevenzione dei crimini.
Nella fase delle indagini preliminari il ruolo del criminologo ha assunto rilevanza solo recentemente, grazie anche alla riforma del 2000 del codice di procedura penale che ha introdotto la possibilità per il difensore di svolgere investigazioni difensive. Nel compimento di tali attività, infatti, l’avvocato può avvalersi della collaborazione degli investigatori privati, nonché di altre figure di esperti. Inoltre, con lo sviluppo delle nuove tecnologie e il divulgarsi delle scienze forensi, sono emerse nel panorama investigativo nuove figure professionali che possono operare nella fase delle indagini quali consulenti, investigatori, operatori tecnici, specialisti in criminalistica ecc…
Il criminologo può esplicare la sua funzione investigativa anche in qualità di collaboratore delle forze di polizia, ovvero come esperto di analisi del comportamento criminale al fine di definire profili psicologici e caratteristiche comuni di alcuni tipi di autore di reato, nonché di risalire alla ricostruzione della dinamica dei fatti contribuendo così alla risoluzione dei casi. In questo specifico ambito, tuttavia, il criminologo non è chiamato solo ad interpretare le tracce, ma all’esperto può anche spettare l’ulteriore compito di suggerire nuovi indirizzi di indagine, effettuare attività di consulenza per la polizia giudiziaria finanche coordinare l’equipe degli investigatori.
L’analisi del comportamento criminale trova la sua fonte principale nel sopralluogo. È attraverso l’esame del locus commissi delicti che il criminologo arriva a tracciare il profilo comportamentale del reo ancora sconosciuto. L’analisi della scena del crimine è una fase oggettiva: la ricostruzione della dinamica dei fatti e di chi potrebbe essere il possibile aggressore, viene fatta dai funzionari di polizia seguendo un profilo logico. Un profilo che si arriva a definire partendo dall’analisi dei dati oggettivi raccolti durante il sopralluogo ed attraverso un ragionamento logico, che utilizza sia le conoscenze della psicologia in merito al comportamento umano, sia le informazioni provenienti dall’ambiente. Si può dire che in qualche modo la scena del crimine “comunica”. Successivamente, attraverso l’elaborazione di tali informazioni, si cerca di comprendere quali possono esser state le motivazioni che hanno spinto l’autore del reato a commetterlo e le caratteristiche della personalità del reo. Questo processo di elaborazione porta alla stesura del c.d. criminal profiling. È importante sottolineare che l’elaborazione del profilo non va a sostituire l’analisi investigativa ma la sua funzione è di supporto alle indagini e non sempre risulta essere necessaria.
Durante la fase dibattimentale, invece, la funzione del criminologo appare senz’altro più limitata. Tale attività si concretizza attraverso la perizia e la consulenza tecnica che, tuttavia, sono soggette a rigorose limitazioni da parte del codice di procedura penale. Non sono infatti ritenuti ammissibili accertamenti peritali su soggetti sottoposti a giudizio al fine di conoscere “l’abitualità e la professionalità nel reato, la tendenza a delinquere, il carattere o la personalità dell’imputato e in genere le qualità psichiche indipendenti da cause patologiche” (art. 220 c.p.p.).
Venendo alla fase di esecuzione della pena il criminologo, in qualità di “esperto”, ha il compito di effettuare “l’osservazione scientifica della personalità del condannato” (detta anche osservazione criminologica) secondo le forme previste dall’ordinamento penitenziario; attività considerata fondamentale per formulare il programma di trattamento individualizzato intramurario ed extramurario.
L’obiettivo dell’azione rieducativa, lungi dal ricercare una trasformazione morale del soggetto, consiste nell’apportare modificazioni delle condizioni oggettive di vita del condannato che favoriscano una nuova capacità di socializzazione ed evitino la ricaduta nei delitti. Per raggiungere questo obiettivo è necessaria, pertanto, una diagnosi strumentale definita “osservazione scientifica della personalità” diretta a rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause del disadattamento sociale. Con l’osservazione si ha una visione d’insieme dell’individuo, nel rispetto della sua peculiarità nel momento deviante e nel contesto sociale dove è maturato il crimine. Per giungere ad un’interpretazione globale dei problemi e delle esigenze del soggetto osservato per la individualizzazione del trattamento, è necessario un approccio metodologico che investe più campi di indagine fra più operatori ed esperti del trattamento i quali, in equipe, redigono il programma di trattamento dopo aver effettuato un’approfondita osservazione della personalità del detenuto, analizzando insieme l’origine e le cause che lo hanno condotto a commettere i reati in espiazione, e valutando le varie tappe della vita personale e detentiva così da individuare i processi modificativi della sua personalità. In base ai risultati di questa osservazione vengono quindi formulate indicazioni in merito al trattamento rieducativo da effettuare.
La figura del criminologo, infine, viene in rilievo anche nella qualità di ricercatore, mediante l’elaborazione di teorie sociologiche che pongono in risalto i differenti processi di socializzazione che contribuiscono all’evoluzione della politica sociale e criminale. Nello studio del crimine quale fenomeno sociale, il criminologo analizza e mette in evidenza da un lato quei comportamenti che risultano talmente dannosi e offensivi per la collettività da necessitare una sanzione penale (così come è avvenuto ad esempio per il nuovo reato di stalking), dall’altro di sollecitare una revisione di atti considerati dalla maggior parte inoffensivi o al massimo devianti, al fine di addivenire ad un’eventuale depenalizzazione. La scienza statistica, in questi casi, costituisce un grande supporto per lo studio criminologico poiché, fornendo modelli predittivi per l’individuazione delle variabili che influiscono nella determinazione dei comportamenti criminali (come ad es. famiglia, istruzione, lavoro o disoccupazione ecc…), consente di studiare le possibilità di prevenzione dei delitti mediante l’intervento sulle suddette variabili.
Bibliografia
Bruno F. e Coll., Guida di formazione alla psicopatologia clinica, forense e politico-sociale (2006), AIASU, Collana Quaderni di Scienze Forensi.
Carillo B. F., Investigare il crimine d’autore con la psicologia e criminologia investigativa (2012), Roma, Larus Robuffo.
Strano M., Manuale di criminologia clinica (2003), Firenze, SEE Editrice.

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